Giovedì 4 ottobre 2012 – ore 18.30
Salvatore Emblema è stato un’icona dell’arte contemporanea. Conosciuto meno come scultore, Emblema dedica la propria esistenza di uomo e di artista alla pelle della pittura. Comincia il proprio percorso eseguendo una serie di collages, usando foglie disseccate e costruendo ritratti attraverso le modulazioni cromatiche. Seguono le ricerche materiche con l’impiego di pietre e minerali raccolti alle falde del Vesuvio, dei quali si serve per concretizzare delle figurazioni. Il suo senso del rischio e della libertà lo portano prima a Roma dove comincia ad intensificare la sperimentazione dell’uso delle tele di sacco per le sue opere. Contemporaneamente, il mondo del cinema e della moda si interessano alla sua attività: collabora con Fellini e disegna modelli e stoffe per lo stilista Schubert. Ancora molto giovane si trasferisce negli Stati Uniti, dove frequenta con assiduità gli studi di Pollock e Rothko: dal primo apprese la libertà del gesto creativo, il secondo invece ne influenzò colori e trasparenze. Istituisce un fertile rapporto con il critico Giulio Carlo Argan che diventerà un suo grande ammiratore ed esegeta. Tramite il suo prezioso amico, conosce la sperimentazione materica di Lucio Fontana, e capisce che per raggiungere l’essenzialità delle cose bisogna togliere e non aggiungere. Così elimina il colore privilegiando la sola tela e, successivamente, la detesse, sottraendo alcuni fili e permettendo di intravedere dietro di essa quello spazio non più “morto” ma partecipe al quadro. E’ questo il processo che porta alla creazione di tele dalla forte emozionalità astratta, un’arte che è segno, gesto e non parola. Con umiltà e caparbietà continua la sua ricerca che, finalmente, riceve una consacrazione definitiva ed ufficiale: gli si aprono, infatti, le porte della Biennale di Venezia, del Metropolitan Museum di New York, degli Uffizi di Firenze, del Palazzo Reale di Napoli, mentre sue opere sia di pittura che di scultura vengono acquistate dalle più importanti raccolte d’arte contemporanea sia pubbliche che private. Fontana aggredì la tela con secchi tagli distruttivi (lo stesso si potrebbe dire delle bruciature e gli interventi di Burri) mentre Emblema compì una lenta sfilatura della trama, agendo per sottrazione e alleggerimento, inseguendo la trasparenza attraverso la sovrapposizione di più tele. Ma creando uno scambio definitivo tra il supporto e l’opera stessa, che finirono per identificarsi, mentre il colore servì soprattutto a Emblema per sottolineare la trama della tela di sacco. Antica sapienza vesuviana, contrapposta alla furia metropolitana iconoclasta nei confronti del passato. Nessuna ambizione, dunque, di demistificare la pittura, o di sciogliere la sua ambiguità di fondo, per cui volendo creare si fa il contrario, si imita. All’opposto, praticando un lavoro manifestamente manuale e non-creativo, risalendo e diradando la materia si ritrova la luce, lo spazio, il tempo, la forza significante e non traslata del simbolo. All’interno di questi spazi assoluti in attesa di definizione, privi di ogni possibile contraddizione interna, galleggiano forme biomorfe, ora strutture contraddistinte da una calibrata alternanza di vuoti e pieni, nelle quali il segno cerca l’identificazione nel gesto e nell’espressività diretta del colore… Natura su natura per ricavare una natura “altra”, lirica, che percepiamo davanti ai nostri occhi, ma che esiste solo dentro di noi.
Sede: Nea – via Costantinopoli 53 – piazza Bellini 59 – Napoli
Inaugurazione: giovedì 4 ottobre ore 18.30
Date: 4 ottobre 2012– 20 novembre 2012
Orari: da lunedì a sabato: 10:30/14.00 – 16.00/19. 00
Ingresso libero