Un mondo languido e frammentato, popolato da creature splendide, effimere, ma intrise di una solitudine insondabile. Giovani modelli prestanti, leziosi, ma allo stesso tempo malinconici e a tratti enigmatici, si offrono in un’ostentata e impudica intimità ammiccante. Benvenuti nell’universo di Jack Pierson, artista, fotografo americano, esponente, insieme a Mark Morrisroe, Phillip Lorca diCorcia e altri, di quella che verrà definita negli anni ’90 la “scuola di Boston”.
Le sue opere tornano a Napoli per una mostra-omaggio voluta dall’amico Ernesto Esposito, designer e collezionista partenopeo. Con ‘Cara Domani’, dal titolo di una delle opere emblematiche della collezione di Esposito (una delle prime word sculptures realizzate da Pierson proprio a Napoli) si ha un punto di vista privilegiato su quell’estetica dell’istantanea che costituisce la cifra del lavoro di Pierson, ma allo stesso tempo si dà vita a un racconto fotografico che testimonia la lunga amicizia tra l’artista e il collezionista. Un racconto che si snoda in 54 immagini, 54 opere inedite, scattate tra Positano, Napoli e New York nel 1995, in occasione della prima mostra in Italia, proprio nel capoluogo partenopeo, del fotografo statunitense.
Perché ‘Cara Domani’? “Jack – racconta Ernesto Esposito – diceva che erano le due parole che aveva sentito pronunciare a Napoli con maggiore frequenza. Erano espressione dell’umore locale, sospeso tra cortesia e rassegnata tergiversazione”.
Le opere esposte sono raccolte nel catalogo curato da Ernesto Esposito con testi di Eugenio Viola, pubblicato in occasione della mostra da Iemme Edizioni, marchio editoriale dello Spazio Nea.