L’assunto di base da cui genera il lavoro di Elio Varuna parte da considerazioni legate alle attuali strategie di mercato, secondo le quali ciò che è diventato preminente è la capacità di indirizzare gli interessi più che di incrementare il capitale. Sarebbe come dire che oggi è più importante saper costruire l’attesa per un’idea che vendere direttamente quell’idea.
Il termine ‘unsold’ viene impiegato nel mercato dell’arte quando un’opera d’arte non raggiungendo il cosiddetto “prezzo di riserva” va invenduta. Ovviamente ciò può rappresentare uno svantaggio per la carriera dell’artista, giacché dimostrerebbe un interesse inferiore nei confronti delle sue opere che vedrebbero così calare il proprio valore.
Unsold, invertendone il significato, è anche ciò che non ha ancora trovato un proprio riconoscimento di valore: aspetto che potrebbe rappresentare per queste opere l’intenzione di volerlo cercare. Ovvero, con “unsold” Varuna decide di abbracciare la dinamica dell’economia immaginaria producendo opere che abbiano la sola prerogativa di autodeterminarsi come valore al di fuori dei meccanismi del mercato dell’arte, camuffandosi nella propria forma esteriore con i meccanismi dell’economia. Nello specifico, quella che più si avvicina al territorio limitrofo dell’immagine: il brand.
L’opera di Varuna, quindi, non risiede nella singola opera ma nella ricezione che lo spettatore ha dell’insieme. L’artista mette alla prova la nostra capacità di assimilare quelle opere costruendo significato, puntando l’obiettivo direttamente su di noi, sulla nostra capacità di riconoscerle a priori. Come fosse un esperimento di etnografia economica.
Dopo il consenso dei primi due appuntamento della rassegna Primo Mercato (allo Spazio NEA, “tremilionidilire” di Dario Agrimi dal 18 maggio al 13 giugno e “millenovecentoventinove” di
Giuseppe Biguzzi dal 30 giugno al 30 luglio), la galleria di Luigi Solito scommette ancora una volta su un artista sul quale si sta concentrando l’attenzione del mercato e che negli ultimi anni
sta dimostrando di avere le premesse per divenire, in un futuro prossimo, uno dei nuovi protagonisti dell’arte italiana. Così come per l’intero progetto, la curatela è affidata al critico Marcello Francolini nel tentativo non solo di promuovere la giovane arte ma anche di supportare la giovane critica.
Elio Varuna (Roma, 1975) artista surrealista, vive una realtà parallela fatta di visioni bizzarre e mondi astrali popolati da esseri fantastici. Dipinti, sculture, disegni, gioielli e strani oggetti sono solo alcuni dei risultati che prendono forma dal rimescolarsi di simboli surreali e mistici con elementi ultra-pop, in una continua
dissoluzione dicotomica di realtà e immaginazione che ogni volta si coagula in esperienza d’arte. Ha esposto in Asia, Europa e Stati Uniti, in gallerie private e musei pubblici. Tuty, curiosa entità molecolare rossa, è diventato il segno distintivo del suo favoloso universo.
Dopo Dario Agrimi, Giuseppe Biguzzi ed Elio Varuna, gli artisti invitati a far parte della prima edizione di Primo Mercato saranno Roberto Marchese a ottobre e, a chiudere la rassegna, G Olmo Stuppiaa a novembre.
Primo Mercato sarà protagonista dello stand di Spazio Nea all’edizione 2017 di TheOthers Torino, la principale fiera italiana dedicata all’arte emergente internazionale, a Torino dal 2 al 5 novembre presso l’ex Ospedale Regina Maria Adelaide. Un ulteriore spazio della fiera sarà dedicato alla Iemme edizioni con l’offerta di cataloghi d’arte e opere, tra gli altri, di Ryan Mendoza e Jack Pierson.