Matteo Bultrini trova elementi di ispirazione nel linguaggio dei suoi lavori dai grandi maestri moderni e contemporanei, Modigliani, Burri, Pollock, Rauschenberg. Il linguaggio scelto per trasferire le prime esperienze giovanili nella pittura è l’informale. La pittura astratta diventa il mezzo per esprimere tutte le sue sensazioni ed emozioni. Grande importanza riveste la scelta dei materiali adottati che segna tutto il suo percorso artistico: l’MDF diventa il supporto base delle sue creazioni acquisendo la consapevolezza che possono essere utilizzati tutti i tipi di materiali, dai riciclati a quelli di scarto. La ricerca sul colore e lo studio di Alberto Burri lo portano a sperimentare l‘uso della combustione delle plastiche. Le combustioni di Bultrini diventano istintive, d’azione, legate ad un linguaggio prettamente informale. Dopo un ripensamento e un cambiamento del suo stile e del suo linguaggio artistico (durante il quale ogni singolo lavoro vuole essere una rappresentazione teatrale della memoria e della mente umana attraverso la scelta dell’uso del nero e delle combustioni astratte), la sua ricerca diventa sempre più introspettiva, mediata dallo studio e dalle letture di Nietzsche, Freud e la psicoanalisi. La sua indagine si sposta verso la parte irrazionale dell’uomo e sul senso dell’esistenza.
Tra le mostre principali: Ragioni Pratiche, Pratola Peligna (2006), Percorsi per i Piéces Noires, Popoli (2008), Dal Futurismo al Contemporaneo, Roma (2009), Matteo Bultrini, Barcellona – Spagna (2010), Orizzonti Dell’arte Contemporanea, Roma (2011), La bellezza della realtà, Castel di Sangro (2011), Lesioni Speculari, Francavilla al Mare (2012), Matteo Bultrini, Roma (2013), Stanze della Memoria, Pescara (2013), Nello specchio del colore, Roma (2015) e Eboli (2016), Memories of Shadows, Bienne – Svizzera (2016).
Matteo Bultrini vive e lavora a L’Aquila.